La nostra Costituzione è la più bella del mondo

I principi su cui si regge la Repubblica Italiana sono riassunti nei primi 12 articoli della Costituzione. Va be’, l’articolo 1 lo conosciamo tutti: siamo fondati sul lavoro, lavoro ce n’è poco, quel poco è a termine, dunque l’Italia sarebbe una repubblica a termine. In questo scenario, la sovranità dovrebbe appartenere al popolo, che un po’ se ne sciacqua le balle e un po’ la eserciterebbe nelle forme e nei
limiti della Costituzione che sono così tanti che alla fine rinuncia, comunque, ad esercitarla. Ciò non toglie che –articolo 2- come cittadini avremmo dei diritti e dei doveri di solidarietà che, mediamente, si traducono in decreti legge del tipo “Dai su, forza, che facciamo il tifo per te”. Articolo 3, primo paragrafo: tutti i cittadini sono hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge a meno che non siano diversi, tipo: negri, ricchioni, terroni, mussulmani, rumeni, rom e testimoni di Geova. Se sono negri, terroni, mussulmani, romeni e rom ma giocano bene a calcio possono essere fischiati; se non giocano bene a calcio possono essere anche un po’ picchiati. Se sono ricchioni non va bene, nemmeno se giocano bene a calcio. Se sono testimoni di Geova possono anche palleggiare come foche, ma non devono uscire di casa la domenica mattina. Andiamo avanti, articolo 3, secondo paragrafo: sarebbe stato compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona; però, cari padri costituenti, è facile mettersi lì a scrivere le prime pensate che ti vengono in mente: prova tu a trasformarle in cose concrete. Quindi? Quindi per ora lasciamo gli ostacoli e più avanti si vedrà. Il 4 dice che abbiamo il dovere di contribuire al progresso materiale e spirituale della società con quello che sappiamo fare. Tipo, fai sesso a pagamento? Ti do un diploma da igienista dentale. Cinque e sei non li consideriamo, sette: lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, in più la Chiesa è indipendente e sovrana anche nell’ambito dello Stato. Salto l’otto, nove: patria di Leonardo e Dante, la cultura è al centro dei
nostri interessi: la sviluppiamo e la esportiamo insieme ai cervelli che l’hanno creata. Questa sono i principi della nostra Costituzione. Dieci: se esistono delle leggi internazionali le rispettiamo, se danneggiano un italiano non le rispettiamo. Dieci, parte due, se sei extracomunitario in Italia può andarti bene oppure di sfiga: di sfiga se vieni da Sud, bene se sei svizzero. Undici, ripudiamo la guerra, pur dando una mano ad esportare la democrazia a tutti coloro che hanno oleodotti, pozzi di petrolio e miniere di zirconio da difendere. In generale senza beneficiarne perché siamo come cani da tartufi: molto fedeli ma ancor più molto coglioni. E qon questo abbiamo finito. Undici articoli per declamare la democrazia, il rispetto, la libertà, l’uguaglianza e la dignità che avremmo potuto essere ma che, forse, era troppo ambizioso voler realizzare. Dimenticavo, di articolo ce n’è anche un dodicesimo: abbiamo una bandiera tricolore, verde rossa e bianca. Dai, padri fondatori, non siate tristi: un articolo su 12 non l’abbiamo rispetto.

Maggio

Questo maggio è stato un mese piuttosto intenso. Per ricordare solo i fatti salienti: il 3 c’è stata la prima udienza del processo contro i capi storici delle BR. Il 12, Pannella e la Bonino hanno organizzato un sit in piazza Navona per celebrare l’anniversario del referendum sul divorzio. Come sappiamo non è andata benissimo: Cossiga ha posto il suo veto alla manifestazione; Pannella si è impuntato; la polizia è intervenuta e alla fine ci è andata di mezzo la studentessa Giorgiana Masi. Ma non è stato tutto così grigio, grazie a Dio. Il 25 è uscito l’attesissimo primo episodio di Guerre Stellari e il 27 la RAI ha risposto alla sfida con la prima puntata di Portobello. Purtroppo, in tutto questo, un dato scoraggiante per la nostra economia: la disoccupazione è al 12,8%, un dato che -secondo gli economisti- grazie a dio rivedremo soltanto il 31 maggio 2013.

Tarasso per Kotiomkin 

La macchina del fango ha un buco nella gomma




Sono banale lo so, ma stamattina ho aperto i giornali in rete e li ho ritrovati cristallizzati dove li avevo lasciati ieri sera: una valanga di insulti gratuiti, vestiti da dogma e ideologia. Mi viene da pensare che, come dice il saggio, ogni scemo ha il suo villaggio ma l’Italia, a tutta evidenza, dev’essere assolutamente ‘scemipeta’, perché una tal concentrazione di idioti in uno spazio così piccolo è rara da incontrare in natura. Fino a febbraio pensavo che questo desiderio tafazziano di sbottigliarsi le palle fosse di rigorosa proprietà della sinistra. Siamo a fine maggio e la bussola masochista si è spostata: una nouvelle vague di minus habens della politica ha saputo rendere geni quegli autentici idiot savant che guidano il PD. Non me la prendo con loro: Grillo accusa Rodotà di essere un miracolato dalla rete, loro di miracolati dalla rete ne hanno 163 in Parlamento. Ormai il marito della Lombardi nega di essere sposato e la signora Crimi dice che il marito è morto durante la campagna di Russia. Ogni volta che parlano danno l’idea che sia entrato in politica Paperoga. Dei 10 Quirinari, due se li sono fatti sfilare dal PD, due li hanno accusati di essersi venduti, uno non si può toccare perché è fresco vedovo; e Zagrebelsky, Crimi deve ancora capire come si scrive. Per fargliela capire, ci vorrebbe Menenio Agrippa: “Vedete, questa Italia malconcia è come un corpo umano. Chi ci mette la testa, chi ci mette le braccia, chi lo stomaco, chi l’intestino e, visto che serve, qualcuno ci mette lo sfintere. In conclusione, non importa cosa si è, basta fare quello che si è scelto di essere. Se scegliete di stare dentro, bene; se scegliete di stare fuori e rimanete a galla mentre il resto del corpo va a fondo, non è perché siete i migliori e perché galleggiare è una delle poche qualità degli....”. Però pacatamente e con un sorriso amaro, perché il console Menenio Agrippa amava sì raccontare la verità, ma non amava dire parolacce. 

Tarasso per Kotiomkin