Si pensa? Facciamo che sì, si pensa. E, come diceva Bacone, "a volte un aforisma è più vero di cento pagine di filosofia". A me piace di pensare così:

  • Se l'uomo fosse perfetto, cambierebbe mestiere
  • Ognuno è l'imbecille di qualcun altro, ma se sei l'imbecille di troppi comincia a guardarti allo specchio
  • Ognuno è l'imbecille di qualcun altro, ma cerca di non essere l'imbecille della persona che hai di fronte
  • Segui la punta della freccia e troverai il tuo naso
  • Paradiso e inferno non esistono, esistono solo infinite gradazioni di purgatorio
  • Come posso sapere ciò che penso, se non vedo ciò che scrivo (K.Weick)
  • Se vuoi andare nel posto che non conosci, devi prendere il sentiero che non sai (Anonimo)
Le mie immagini

Il mio piccolo giro del mondo in 50 anni
Una piccola storia
La casa sul confine della sera
ArciZelig 2008 (il mio backstage)
Persone
Vignette
La volpe e me
I libri...cosa sarebbe il mondo senza le lettere dell'alfabeto? Cosa sarebbe senza tutte le anime che ci hanno insegnato a farne un mosaico di emozioni? Ognuno di libri ha i suoi, i miei ormai sono così tanti da non riuscire a contenerli tutti nella memoria. Ma mi piace l'idea di fare come Nick Hornby, e tenere una classifica delle pagine che mi hanno reindirizzato la vita. A voi sentire quelle parole come le ho sentite io. Dunque, per amore di precisione hornbyana, distinguerei tra i libri che considero irrinunciabili e quelli che cambiano la vita.

I tre libri irrinunciabili per me sono:

B.Vian, Sputerò sulle vostre tombe
A. Kristoff, Trilogia della città di K
D.Alighieri, L'inferno

I tre libri che mi hanno reindirizzato la vita, invece, sono:

B. Chatwin, Le vie dei canti
R. Pirsig, Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta
R. Dawkins, Il gene egoista

Poi ci sono le new entry dalla memoria (non abbastanza da entrare in classifica, ma fin troppo per non essere dimenticati):

P. Roth, Il lamento di Portnoy
D.Simmons, Hyperion, Mondadori

E so di non aver segnato la trilogia di Montale di J.C. Izzo, La vera storia del pirata Long John Silver, Viaggio con bagaglio leggero, la trilogia della galassia centrale, La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, Peter Pan, Alice, ecc. E come dimenticare le Lezioni Americane di Italo Calvino, le poesie di Ungaretti (si sta come d'autunno sugli alberi le foglie) e il canto del pastore errante d'Asia? Ma a dirle tutte ci vorrebbe uno che di letteratura se ne intende davvero non un pasticcione di lettore eterogeneo come me.

Però poi, perchè c'è sempre un "e però poi", c'è quello che io considero il libro da tenere sempre di fianco, rileggere ogni tanto e scendere di nuovo sulla terra. No, ma il titolo qui non serve, vorrei che fosse il suo autore a dirvi perchè fa bene all'anima:

"A Léon Werth.
Je demande pardon aux enfants d'avoir dédié ce livre à une grande personne. J'ai une excuse sérieuse : cette grande personne est le meilleur ami que j'ai au monde. J'ai une autre excuse : cette grande personne peut tout comprendre, même les livres pour enfants. J'ai une troisième excuse : cette grande personne habite la France où elle a faim et froid. Elle a besoin d'être consolée. Si toutes ces excuses ne suffisent pas, je veux bien dédier ce livre à l'enfant qu'a été autrefois cette grande personne. Toutes les grandes personnes ont d'abord été des enfants. (Mais peu d'entre elles s'en souviennent.) Je corrige donc ma dédicace :
A Léon Werth quand il était petit garçon"

Se vi fidate, buona lettura...



Luca 'Ratko' Klobas, veneziano ma originario dell'Istria è uno dei cavalli di razza del cabaret che io amo. Violento e trasgressivo sul palco è un'anima gentile che sa dare forza a un gruppo e amicizia. L'ho conosciuto in occasione di una produzione Zelig, intitolata No Limits, dove faceva la parte di Ratko l'albanese. Il suo grido di battaglia "Iuri", mi ha fatto conoscere Goran Bregovic. A lui devo il mio amore per Ederlezi, per il canto nero, per la musica tzigana, per il cabaret fatto di cattiveria. Non foss'altro che per questo gli sono debitore :)

Marco Della Noce per molti è solo Oriano Ferrari o Larsen o il comandante dei Nocs. Di mio posso dire che invece è anche un amico. Ogni tanto, quando racconto di come tutto questo è cominciato, mi rendo conto che ci conosciamo dal 1982. Sembra preistoria, lo capisco, ma invece è una delle prime persone che ha creduto che potessi fare questo lavoro. Allora cercavo di fare il cabarettista contro il buon senso e anche contro la volontà del pubblico. Marco vide un pezzo che facevo su un Babbo Natale sfigato e mi disse che lo faceva ridere. Sicuramente si sbagliava ma fu il primo vero incoraggiamento ricevuto da un ragazzino che provava ad alternare il mestiere di professore con quello di far ridere la gente. Di cose insieme ne abbiamo sicuramente fatte tante, ma quella che me la ha reso amico definitivamente appartiene al 1997, anno sciagurato in cui morì mio fratello Dodo. Mi chiamò e mi disse: "Vedila diversamente: prova a pensarlo seduto sul Picco dell'Aquila che decide in che corpo vorrà trovare un angolo per la sua vecchia anima". Come faccio a non volergli bene?
Kala (video)




Cesare Vodani

Che dire di Cesarone? Sono così poche le persone che si incrociano nella vita professionale e che trovano spazio nell'anima che dire che Cesare è un amico è persin riduttivo. Me lo sono ritrovato davanti un pomeriggio nel cortile di Zelig che era con le pezze al culo (non c'è da prendersela: prima o poi capita a tutti :))e me lo ritrovo oggi collega importante e amico importantissimo. Con lui, in realtà, ho fatto poco. Uno spettacolo che vanta una sola replica, una sceneggiatura che non è mai stata prodotta e tante interviste divise a metà. Che altro aggiungere? Sono contento che alla fine ci ho avuto ragione a credere che fosse una bella persona!

La piccola storia di una famiglia comincia dove finiscono i propri avi. Questi sono quelli che dio mi ha dato in sorte. Mio nonno Lodovico, mia nonna Mina, mio padre Enrico e mia madre Marialuisa. Sono quelli importanti: ne ho avuti altri, ma è nel naso dei Turati che sono cresciuto. E ne sono orgoglioso.

TARASSO

I luoghi
La piccola Storia
Le persone
Le mie strampalatissime intuizioni
I miei gioielli
La mia faccia
I miei libri
La mia musica
Carlo e tutti gli altri
I miei pensieri

FEDERICO BASSO

Fede mi ha sempre chiamato ObiOneKenobi, io lo chiamo Luke. E' quello che forse, tornando indietro nel tempo, avrei voluto capitasse alla mia vita. C'è affetto in quello che dico, lo so, ma l'ho visto crescere come comico, autore e uomo. E gli voglio un bene dell'anima. Tutto comincia una sera, quando una mia amica lo vede a un pessimo festival di cabaret e me ne parla. Era agli inizi. Faveva un pezzo sulla cassa dei supermercati che a me non piaceva. Stava sul palco come se gli avessero infilato un ombrellone nel culo, ma era una persona da spogliatoio, con battute strepitose e un lavoro da abbandonare in fretta. Posso dire con orgoglio che il lavoro è riuscito a cambiarlo :)