La creatività? Basta allenarsi


di Sara Ficocelli (Repubblica)

NON BASTAVANO i 15 minuti di notorietà di cui parlava Andy Warhol. Secondo lo psicologo cognitivo Anthony McCaffrey tutti, prima o poi, avremo anche il nostro portentoso momento di creatività. Che di minuti ne duri cinque, quindici o due non importa, quel che conta è che produca risultati interessanti almeno quanto la teoria dello studioso della University of Massachusetts Amherst, secondo cui l'"aha moment", il momento in cui il cervello produce un'idea geniale, non è prerogativa di pochi talentuosi ma realtà accessibile a tutti. Al prezzo di un minimo di studio e sacrificio, ovviamente.  Secondo la Obscure Features Hypothesis (OFH) di McCaffrey non esistono dunque cervelli poco creativi ma solo poco allenati ed è possibile, con esercizi ad hoc e sviluppando alcune tecniche, arginare e superare gli ostacoli che impediscono alla mente di produrre idee innovative. Le conclusioni dello studio del Center for e-Design delle università di Amherst e Virginia Tech, pubblicate su Psychological Science, sono state raccolte analizzando un centinaio di invenzioni recenti e un migliaio di quelle storiche, cercando di capire in che modo, di volta in volta, gli inventori hanno arginato gli ostacoli che impedivano di raggiungere la meta. Da questa semplice osservazione, McCaffrey ha rilevato che quasi tutte le invenzioni più geniali derivano da due passaggi fondamentali: la rilevazione di un fenomeno oscuro e inaspettato e la messa in pratica di una soluzione al conseguente problema. "Può capitare che un fenomeno che abbiamo avuto davanti milioni di volte non produca nessun tipo di intuizione - spiega il ricercatore - e che poi, all'improvviso, diventi la base per un intervento risolutivo e quindi per un'invenzione. Ecco perché tutti possiamo essere creativi".

Secondo McCaffrey tutto dipende insomma dal vecchio teorema secondo cui la necessità aguzza l'ingegno e non esiste pertanto un cervello più creativo di un altro, ma solo uno più abituato ad affrontare necessità diverse. "Comprendendo a fondo i meccanismi che permettono alle persone di "vedere oltre", è possibile migliorare il livello di creatività di tutta la popolazione", conclude fiducioso lo psicologo. Il concetto di "fissità funzionale", usato dagli esperti per descrivere quel primo ostacolo mentale su cui McCaffrey ha basato la ricerca, è stato proposto per la prima volta da un psicologo tedesco, Karl Duneker, nel 1930. Questa barriera alla soluzione dei problemi è una creazione dei nostri stessi processi percettivi e soltanto un cambiamento o una vera e propria riorganizzazione radicale dei rapporti spaziali o "mentali" può aiutare a trovare la soluzione.


Per superare velocemente l'ostacolo McCaffrey ritiene che la cosa migliore sia conoscere bene gli oggetti che si hanno davanti e con cui si lavora quotidianamente, sia dal punto di vista strettamente tecnico che funzionale. E per dimostrare quanto questa semplice accortezza sia d'aiuto ha messo a confronto un gruppo di 14 studenti perfettamente consapevoli degli strumenti che avevano di fronte con un altro, sempre di 14, composto da volontari inesperti. Ad entrambi è stato chiesto di risolvere problemi di ordine pratico e i primi hanno dimostrato una capacità di problem solving del 67,4 più alta dei secondi.

"Questo è solo uno dei tanti studi sulla creatività che sono stati fatti dagli anni '50 ad oggi - spiega Annamaria Testa, docente di "Linguaggi della comunicazione" all'università Bocconi e autrice di "La trama lucente - Che cos'è la creatività, perché ci appartiene, come funziona" (Rizzoli, 2010) - e conferma ciò che disse l'economista, psicologo e premio Nobel Herbert Simon, e cioè che per sviluppare un'idea creativa ci vogliono circa 10 anni di intensa applicazione. La creatività è sì raggiungibile, ma al prezzo di un'istruzione permanente e, naturalmente, in gradi diversi e a seconda del talento e della pratica". La fondatrice del nuovoeutile.it 1 è anche una delle creative più note d'Italia. Ha cominciato a lavorare nel 1974 e le sue prime campagne famose sono degli anni '80: "Ci sono, come ricorda Teresa Amabile, diversi tipi di creatività, e molto dipende dal talento. La pratica da sola non basta. Ma ciò che veramente rende creativa un'idea è la sua l'utilità. Se un'idea non è utile è fine a se stessa, un mero esercizio di stile. Per questo è importante allenarsi, confrontarsi continuamente con lo stato dell'arte e la realtà".
Secondo Stefano Bartezzaghi, giornalista e scrittore e autore di "L'elmo di Don Chisciotte - Contro la mitologia della creatività" (Laterza, 2009), il termine "creatività" oggi però viene usato in modo equivoco, evocando la creazione di qualcosa di nuovo, "mentre essa consiste nell'assemblaggio di realtà che già esistono. E' impossibile creare cose che vengono dal nulla". Come il cavaliere della Mancha trasformò un pitale in elmo semplicemente capovolgendolo e mettendoselo in testa, così la creatività non è dunque che la capacità di saper reinterpretare la realtà e adattarla alle necessità. Superando quella "fissità funzionale" che sta lì proprio per metterci alla prova e spronarci ad accendere la lampadina che tutti abbiamo nascosta nel cervello. 
(25 febbraio 2012)