Marco Della Noce per molti è solo Oriano Ferrari o Larsen o il comandante dei Nocs. Di mio posso dire che invece è anche un amico. Ogni tanto, quando racconto di come tutto questo è cominciato, mi rendo conto che ci conosciamo dal 1982. Sembra preistoria, lo capisco, ma invece è una delle prime persone che ha creduto che potessi fare questo lavoro. Allora cercavo di fare il cabarettista contro il buon senso e anche contro la volontà del pubblico. Marco vide un pezzo che facevo su un Babbo Natale sfigato e mi disse che lo faceva ridere. Sicuramente si sbagliava ma fu il primo vero incoraggiamento ricevuto da un ragazzino che provava ad alternare il mestiere di professore con quello di far ridere la gente. Di cose insieme ne abbiamo sicuramente fatte tante, ma quella che me la ha reso amico definitivamente appartiene al 1997, anno sciagurato in cui morì mio fratello Dodo. Mi chiamò e mi disse: "Vedila diversamente: prova a pensarlo seduto sul Picco dell'Aquila che decide in che corpo vorrà trovare un angolo per la sua vecchia anima". Come faccio a non volergli bene?

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