“Stay
hungry, stay foolish” (Steve Jobs)
“Ma
soprattutto, stay alive, pirla!” (Bill Gates)
I
creativi sono una casta a parte, ma talmente a parte che quando poi
cercano di spiegare al prossimo che fanno fatica a fare le cose che
fanno, il prossimo generalmente stenta a crederlo. Lo racconta molto
acutamente, Matteo Monforte in questo breve racconto:
“Non
mi ricordo quale pittore si lanciò nella frase: “mia moglie non
capisce che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando”.
Rimane il fatto che, per me, questa è una frase meravigliosa, una di
quelle con dentro tutto un mondo, un mondo vissuto dal tormento di un
grande artista che deve fare i conti con la gretta realtà materiale
di una moglie che, di lavoro, e può capitare, magari le finestre le
lava solo non solo ma, per farlo è costretta ad alzarsi all’alba.
Però, questa frase, è anche -senza dubbio- il manifesto di quelli
che, come me, fanno un lavoro fuori da canoni, qualcosa che non
costringe alle otto ore + pausa pranzo, qualcosa chiamiamola
d’”artistico”; qualcosa che gli altri, comunque, non capiranno
mai. Ed è proprio questa la frase che io – che non faccio il
pittore ma l’autore comico, diciamo lo scrittore, scelto per
rispondere al direttore della mia filiale, quando mi ha comunicato
che ero in rosso e che, forse, era sensato che cominciassi a cercarmi
un lavoro serio (quello che Raul Cremona, Omen e tutto il resto,
chiamerebbe ‘un lavoro di giorno’). Gli ho detto che io un
mestiere ce l’avevo già, che più precisamente di lavoro guardavo
fuori dalla mia finestra. Lui mi ha educatamente risposto che, se
andavo avanti così, a breve quella finestra non sarebbe stata
nemmeno più mia, perché mi avrebbero pignorato la casa. Io non ci
avevo mai pensato e, in ogni caso, lui non mi aveva capito. Comunque,
quello che sto cercando di raccontare è che, per quelli che fanno il
mio lavoro, la vita è dura. Molto dura. Durissima. È dura perché
gli altri non comprendono che noi lavoriamo. Per loro è proprio un
mondo al limite del paranormale. Se , ad esempio, la notte prima ho
scritto fino all’alba e poi mi sono alzato al mattino tardi, per la
gente non sono uno che ha lavorato fino alle quattro del mattino, ma
solo un drogato che si sveglia attorno a mezzogiorno. Se lavoro per
una trasmissione televisiva, la cosa più frequente che mi dicono
non è: “bravo, complimenti! “ ma è: “a chi hai dovuto fare un
pompino?” (metaforicamente, si capisce). Qualche mese fa ho detto
al mio vicino che sarei andato a lavorare in Rai e lui mi ha
risposto: “Ottimo! Perfetto! Anzi, già che ci sei, se ti do la
mia bolletta del canone gliela porti tu che mi levi un pensiero?”.
Ricordo ancora quando, all’università, dissi a mia madre: “mamma,
ho deciso, voglio fare lo scrittore!” e lei : “ ma porc…non
potevi semplicemente drogarti come tutti gli altri?”
La
gente non ci capisce.
Io
non scrivo battute per i comici, io scrivo “quattro cazzate”.
Io
non lavoro, io ho un hobby.
Io
non faccio ferie, io prolungo solamente il mio periodo fancazzista in
una località di mare.
Io,
però, misteriosamente -se c’è da pagare al bar- pago sempre io,
perché lavoro in televisione…
Insomma,
è inutile sfogarmi, lo so, me ne rendo conto, la mia rimarrà
comunque sempre una battaglia persa, ma ci tenevo a farvelo capire.
Noi lavoriamo come tutti gli altri! E tu, che lavori all’ ANAS e
asfalti la Salerno – Reggio Calabria sotto il sole di Agosto, cerca
di capire che… … ok, tu no, forse con te ho sbagliato esempio. Ad
ogni modo, per concludere, adesso, proprio adesso, 30 di giugno ’09,
mentre sto lavorando a questo pezzo, lo ammetto: sono conscio del
fatto che il mio sia comunque un mestiere bislacco, e che non so
nemmeno se l’anno prossimo mi andrà bene come quest’anno e se
riuscirò a sbarcare il lunario e che ho una compagna, un mutuo, la
macchina , eccetera. D’altra parte, qui a Genova ha smesso di
piovere e sul mare un nuvolone grigio è stato spaccato in due da un
raggio di sole a picco che è uno spettacolo, davvero, è una figata.
E io mi sento già un po’ meglio. Mi sento meglio, anche se non
sono capito e non ho la tredicesima perché, alla fine, un pochino me
ne sbatto di quello che sarà l’anno prossimo: qualcosa mi
inventerò, come sempre, perché noi siamo così. Visto? E poi
dicono che guardare fuori dalla finestra non serve a niente.”
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