Le parole che non voglio più sentire

@Tarasso per Kotiomkin


“Quanti sono i Kabobo d'Italia? Centinaia? Migliaia? Dove vivono? Non lo sa nessuno” (Beppe Grillo)

Se avessi votato Grillo oggi sarei incazzato nero. Ma più nero dei neri che vedono le loro speranze prese a picconate nei vicoli di Niguarda o vomitate da insulti che accomunano un avvocato di grido, un leghista da urlo e un ligure da livore. L’avvocato che ama le pistole viene da un paesotto veneto, Alano, di nome e di fatto: ha l’ano e con quello ragiona. Il leghista, invece, è un bergamasco con la passione per i maiali: li tira nelle moschee già esistenti e li fa pisciare dovedovrebbero costruirne di nuove. E poi, c’è il Robespierre di Sant Ilario, il Marat di Marina di Bibbione, il burattinaio/burattinato, l’essere mitico metà uomo e metà Casaleggio. Lui non è né di destra, nè di sinistra: lui, più semplicemente, raccatta voti a destra e a sinistra. Dei primi non può fare a meno, ma i secondi sono la sua vera armata: i cittadini pensanti che, chiusi a Montecitorio, lui tratta come Pierini imbecilli. A tutti gli altri parla come se fossero fratelli di Casa Pound: per ogni briciola di consenso dei primi, un pugno nello stomaco nei “cittadini” di Piazza San Giovanni. Ciò detto, se avessi votato Calderoli, oggi sarei orgoglioso di lui e dei suoi prosciutti. Se avessi scelgo Longo, gli sarei sodale per quel suo modo grezzo di mostrare una pistola sotto la toga, come un maniaco mostra il cazzo da sotto l’impermeabile. Ma se, invece, avessi votato per essere un cittadino tra cittadini, per essere un pari tra i pari; be’, voi grillini fate come volete, ma io oggi sarei davvero incazzato nero.

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