Ce n'est que un debut

C’è una morale alla fine di ogni favola e in questa favola la morale è: puoi riempire tutte le piazze che vuoi, ma finchè non riempi il parlamento non conti un cazzo. Ci ho passato una generazione a riempirle, al grido di “Ce n’est que un debut, continuons le combat!”. Cantando a squarciagola che si era un po’ operai, un po’ compagni, un po’ braccianti (mai visti a dire il vero) e un po’ anche gente dei quartieri. E in sovrappiù si era anche un po’ studenti (io) e un po’ pastori sardi (mai visti nella vita, figurati in Piazza Fontana con lo stalin in mano) accomunati dal desiderio di sfilare davanti alle forze dell’ordine, prenderne e darne. Eravamo ultras, alcuni coraggiosi, altri vigliacchetti (io), altri oltre il confine della decenza. Si era fuori dal Parlamento, comunque ci si chiamasse; si stava nelle piazze, ci si contava e si pensava di essere l’avanguardia di milioni. Quando ci si contò veramente, quando si scelse di andare a portare il verbo delle masse in Parlamento, gli avanguardati lasciarono gli avanguardisti con il culo nudo. Eravamo stati solo la piazza e, come ci disse già da allora Guccini, “qualcuno è andato per età, qualcuno perché già dottore, e insegue una maturità, si è sposato, fa carriera ed è una morte un po’ peggiore”. Mi mancano molto quelle piazze, spazi che contenevano ancora più che gli slogan, la certezza improbabile che il tempo ci avrebbe dato ragione. Non ce n’è mai abbastanza di piazze da riempire. Spazi e palchi dove cittadini più all’avanguardia parlano a cittadini un po’ meno all’avanguardia nella speranza che cittadini definitivamente di retroguardia sentano delle voci e si incuriosiscano delle idee. Forse è quest’ultima l’Italia di serie B con famiglia da mantenere oppure non esiste nemmeno quella di serie A: la maggioranza silenziosa anche quando urla prima o poi torna a farlo a bassa voce. C’è una morale alla fine di ogni favola e in questa favola la morale è: ascoltare l’onda della marea che sale è facile, fa rumore ed è prepotente. E’ quella calante che è difficile da capire: non parla, sibila e quando ci si guarda attorno è un attimo vedere che di tutto quell’oceano in festa è rimasto solo una pozza in cui nuotare.

Tarasso per Kotiomkin



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